Perché è importante ammettere che la trap fa cagare

Nella classifica delle frasi più pronunciate nell’assolatissimo e bizzarro maggio 2018, svettava al primo posto “L’hai sentito Young Signorino?”, seguita da “Povero Mattarella”, due trending topic che ben riassumevano lo stato confusionale in cui versava il Belpaese all’indomani delle elezioni 2018.
Ma non divaghiamo.
Facciamo un po’ di contesto per quei pochi che dovessero sentirsi disorientati: la trap è un genere musicale che ha preso piede in Italia tre-quattro anni fa, è un sottogenere dell’hip hop con cui condivide la struttura, ossia il rap (parlare su una base mantenendo un ritmo) e più raramente l’uso di basi in loop. Caratteristiche della trap sono l’uso massiccio di autotune (il cui impiego classico si rintraccia nell’effetto “scalino” della voce di Cher in Believe) e una tendenza per lo più elettronica nella scelta delle basi. I testi sono poco articolati e al momento non sembra esserci una gran rincorsa al virtuosismo tra i trapper, sia nell’abilità del rappato che nella scelta delle parole o dei temi: in altre parole, la trap fa cagare.

La cosa bizzarra è che, a differenza di molti generi e sottogeneri emersi negli ultimi anni e che vanno forti tra i ragazzini, sulla trap si osserva una certa tendenza alla comprensione e all’analisi da parte dei nati tra gli anni 70 e 80, probabilmente perché l’esplosione di questo genere nell’ultimo anno si è accompagnata all’inesorabile presa di coscienza dei nati tra i 70 e gli 80 di essere dei vecchi di merda.
Circola un terribile articolo che va forte tra gli hipster trentacinquenni intitolato “Gli alieni della trap spiegati ai quarantenni”. Questo articolo cerca di storicizzare la trap collocandola negli anni post crisi economica, spiegando come i suoi esponenti non siano poi così cagosi, piuttosto siamo noi che non li capiamo. Per dimostrare questa tesi si citano le strofe imbarazzanti di alcune di queste canzoni, di una bruttezza sgrammaticata rara e devo dire questa sì degna di una generazione che purtroppo ha avuto la sfiga di frequentare la peggiore scuola di sempre (e questo per colpa nostra).

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Questo articolo rappresenta bene una tendenza imbarazzante a qualificare un genere musicale nato e cresciuto nel frullatore di Youtube, che per forza di cose deve assumere caratteristiche di immediatezza, semplicità, una certa cura tecnica e il lancio di mode, per catturare l’attenzione e raggranellare visualizzazioni. Oltre questo sembra esserci poco, eppure molti trentacinque-quarantenni cercano di spiegare a se stessi e agli altri che tutto sommato questa musica per ragazzini la capiscono e la apprezzano anche loro.
Non ricordo dove, ho sentito o letto qualcuno definire il pezzo di Young Signorino “un divertissement dadaista”….
Vedo se riesco a dirla in un modo carino, senza essere volgare: ma vi hanno per caso praticato un buco nel cranio e da lì sborrato nel cervello?

Crisi di mezza età a parte, qua si ravvede un altro fenomeno interessante, e cioè il rifiuto di questa generazione di assumersi le proprie responsabilità, ossia schifare la musica che piace ai giovani. Non si tratta di un vero e proprio gusto musicale, ma di un compito evolutivo che bisogna portare a termine: schifare la musica dei ragazzini è un dovere, perché non possiamo appropriarci anche di questo. Noi generazione X siamo veramente il trionfo del narcisismo, si deve sempre e comunque parlare di noi in qualunque epoca storica, anche adesso dobbiamo parlare di quanto i quarantenni capiscano o non capiscano la musica di merda che piace agli adolescenti.
Molliamo l’osso e lasciamo ai ragazzini la loro roba, con le cuffiette o le stanzette o il telefono a palla nella metro, e per favore: iniziamo a guardarli male. Non siamo come loro, non lo saremo mai.
Ricordo una puntata di South Park che si intitola “You’re getting old” in cui uno dei ragazzini protagonisti inizia a sentire, al posto della musica che gli piaceva, solo scoregge e merda. Fa parte della crescita, dovremmo sforzarci di fare altrettanto.
Dico di più: schifare la trap è un dovere educativo. Se i quarantenni del 1975 avessero iniziato a dire “ah ma che fighi sti Ramones”, avrebbero di fatto impedito la nascita del punk rock. Non sto paragonando la Dark Polo Gang ai Clash, sto anzi dicendo che non me ne frega niente e che la trap fa cagare. Anche Ghali, che ha il solo pregio di essere un po’ meno cretino degli altri.
Per il bene di questi ragazzini ai quali abbiamo praticamente strappato la scena da quando sono nati: leviamoci dal cazzo, iniziamo a invecchiare. E lo dico più a me che a voi.

2 risposte a "Perché è importante ammettere che la trap fa cagare"

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  1. Onestamente sono molto giovane, ho 23 anni e devo ammettere che la trap è no schifo. Ho cercato di argomentare ma sant’Iddio, c’era un bimbominchia che se ne fotte delle mie argomentazioni, chismanrole cazzate. Insomma una grande parte dei fan della trap sono ignoranti musicalmente. Io ascolto l’hip hop di Murubutu, Rancore, Willie Peyote, Dutch Nazari, Dia, Claver Gold e Caparezza. Ovviamente un sacco di gente la chiama musica o per boomer, se contiene parolacce o per bambini, se le parolacce non ci sono.

    Quoto in pieno con ciò che hai scritto. Anche sul fatto che Ghali sia il meno cafone tra i trapper.

    Ovviamente mi piacciono moltissimi altri generi, come il reggae (soprattutto gli u2, Bob Marley & the Wailers ed Alborosie), l’industrial metal (specialmente i Rammstein), il J-metal (i Maximum the Hormone), il J-rock (i Nightmare), il J-Pop (ad esempio Yōko Takahashi), il Nü metal (System of a Down), il black metal (Burzum), il Gnawa (ad esempio Simo Gnawi, Nass Marrakech e Gnawa sensation) la musica arabo andalusa, il chaâby (Nass al Ghiwane), il gnawa reggae (Dr. Fayal), il punk (Daft Punk), il lento violento (Gigi d’agostino), il raï (freeklane), il pop-raï (cheb Mami), Buddha bar, café del mar, il folk metal (Bloodywood) ed il J-rap.

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