Le Europee e altre creature fantastiche

In questi giorni circa 400 milioni di persone in Europa sono chiamate a votare per i propri partiti nazionali, che si presentano in una veste diversa dal solito e semi-sconosciuta, nonostante si voti così ogni 5 anni dal 1979: le Elezioni Europee.
Le Elezioni Europee sono probabilmente il rituale politico meno eccitante (a patto di poter considerare la politica “eccitante” al di fuori dei festini pagati coi rimborsi elettorali) a disposizione delle raggrinzite Democrazie europee: ne è riprova l’affluenza a caduta libera fino al tristissimo 42% del 2014. I cittadini non le trovano interessanti, i candidati probabilmente sì ma in larga misura evitano di chiarirne la natura ai propri elettori, forse nel tentativo di preservarli dalla macchinosa complessità delle Istituzioni Europee che, direttamente o (soprattutto) indirettamente, vengono toccate da questo voto.
La conseguenza visibile di questa più o meno ricercata opacità è che le Europee vengono considerate, almeno in Italia, al massimo una sorta di mid-term nazionale, visto che i partiti ne approfittano per fare campagna elettorale su temi locali, tradendo un provincialismo inesorabile dal quale prima o poi dovremo smarcarci.
Il che non significa che una bella sberla elettorale a Salvini non possa servire a darci tutti una svegliata da questo torpore nero, anzi.

Con quest’agile recensione non richiesta facciamo un po’ di servizio pubblico, per provare a fare chiarezza su cosa esattamente siamo chiamati a votare e dunque, in buona parte, cosa stiamo deliberatamente ignorando.

 

Il Parlamento Europeo: il tuo voto cont(icchia)

Il Parlamento è l’unica istituzione europea la cui composizione è scelta direttamente dai cittadini attraverso il santo, santissimo strumento del Voto. Per questo motivo i suoi poteri sono assai limitati.
Il sistema europeo si basa su una forma di democrazia rappresentativa proporzionale iper-iper-delegante che è l’accelerazione ultima dei modelli democratici europei: i cittadini eleggono i membri del Parlamento su scala nazionale che confluisco in gruppi detti Partiti Europei, che dunque occupano gli scranni del Parlamento in misura proporzionale sia al numero di abitanti dei Paesi Membri che ai voti guadagnati dai partiti che li compongono. Il Parlamento Europeo ha funzione legislativa ma non ha iniziativa legislativa, questo significa che non può proporre nuove leggi, potere di cui dispone la Commissione Europea, che è tipo il Governo dell’UE.
La Commissione Europea è la superstar dell’Unione ed è composta da 28 Commissari nominati così:

[il Presidente] sceglie i potenziali vicepresidenti e commissari sulla base dei suggerimenti dei paesi dell’UE” (europa.eu)

i Membri della Commissione sono scelti in base alla loro competenza generale e al loro impegno europeo” (Trattato sull’Unione Europea)

Un tripudio di trasparenza insomma.

Il Presidente della Commissione Europea è di norma indicato dal Consiglio Europeo, un organo composto dai capi di Stato o di Governo dei Paesi membri, ed è approvato (solo approvato!) dal Parlamento Europeo. Da qualche anno esiste la pratica informale dello Spitzenkandidaten che è in sostanza il candidato alla Presidenza della Commissione indicato da ciascun partito europeo già in fase elettorale.
Il Parlamento, che stringi stringi può solo ratificare o respingere proposte legislative, non lo fa da solo ma è affiancato dal Consiglio dell’Unione Europea, che è composto da un ministro per ciascuno Stato membro. Il Consiglio dell’Unione Europea agisce come una seconda Camera rispetto al Parlamento e non va confuso col Consiglio Europeo, il che la dice lunga sul livello di stronzaggine di chi ha dato i nomi alle cose nell’UE.
Se siete riusciti ad arrivare fino a qui senza farvi uscire il sangue dal naso, potete ora capire come il livello di diluizione del potere popolare in Europa raggiunga quote praticamente omeopatiche.
C’è però da aggiungere che non vi è poi tanta differenza rispetto ai modelli rappresentativi nazionali, si pensi al nostro: noi votiamo i parlamentari che compongono le due Camere che eleggono un Presidente della Repubblica che compone i Governi. Che poi lo faccia tenendo conto dell’esito del voto popolare è un altro paio di maniche.
Un tempo ero fortemente a favore di sistemi democratici meno rappresentativi e più diretti. Poi Salvini è arrivato al 30% nei sondaggi.
La democrazia è sopravvalutata.

 

L’austerity: il tuo voto non conta

Nel 2014 la commissione Lavoro e affari sociali del Parlamento europeo approvò una risoluzione contenente critiche feroci nei confronti della Troika, vale a dire il terzetto composto da Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea che ha gestito la crisi del debito che colpì Paesi come la Grecia. In questo documento si ammette la sostanziale e completa esclusione del Parlamento Europeo dalle decisioni in merito alla gestione delle crisi debitorie, cui si decise di far fronte pressando politiche d’austerity cui sono seguite ondate di povertà e addirittura la recessione dei Paesi raggiunti da tali misure: un errore tecnico e politico che non sta pagando nessuno. Da un lato questa informazione va intesa come un’ammissione di impotenza del Parlamento Europeo, dall’altro deve aiutarci a capire come un Parlamento più forte possa porre un argine alle pulsioni macellaie che attanagliano burocrati e banchieri quando sentono sussurrare la parola “debito”.

 

I Partiti: il tuo voto conta

Per concludere, una rapida carrellata sui principali partiti in lizza. Veloce perché il tema è talmente noioso che non ce la faccio più neanche io:

Partito Popolare Europeo: è il partito principale nel Parlamento ed è composto da forze di centro e di centro-destra. Vi aderiscono più di 70 partiti (a Roma si direbbe “so’ boni tutti“) come la CDU della Merkel e Forza Italia, che è incredibile dovere ancora nominare nel 2019. Vi era incluso il partito dell’ungherese Orban, quello dei muri e della repressione contro le associazioni che si occupano di immigrazione. Fortunatamente lo hanno espulso.

Partito del Socialismo Europeo: il secondo partito ne raggruppa circa 40 nazionali, tra cui il nostro PD. Ha un respiro socialdemocratico e ha di fatto governato insieme al PPE in una coalizione che s’è mangiata il Parlamento: quindi questi cinque anni dipendono anche dal PSE. Interessante come il PD abbia candidato alle Europee Bartolo, il medico di Lampedusa, senza avvertire il bisogno di disconoscere Minniti e la sua tragica politica migratoria: una doppiezza ormai connaturata che descrive alla perfezione il PD.

ALDE: terzo partito, sono liberali europei e vi è incluso +Europa della Bonino. Cosa puoi dire alla Bonino: è liberale, è europeista, è femminista, è filo-israeliana.
ALDE si coalizzerà con PPE e PSE in un’orgiona social-liberal-democrat-europeist-sionist-burocrat-demo-pluto-giudaico-massonica gattopardianissimissima.

Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà (MENL): è il gruppo animato da Salvini e dalla sua Lega, che rischia di diventare il primo partito d’Europa. Dopo essere stato calciorotato dal PPE che lo ha respinto inorridito, Salvini ha raccolto col retino tutta la schiuma sovranista dell’ultradestra europea, tra cui l’ex Fronte Nazionale della Le Pen, il partito austriaco in cui militava nientemeno che Haider, un partito nazionalista polacco, un altro bulgaro che si chiama laconicamente “Volontà”, e poi Dart Fener, Gargamella: lo Spitzenkandidaten è Skeletor di He-Man.

Movimento 5 Stelle: la storia dei 5 stelle in Europa è piuttosto travagliata. Fino allo scorso anno il partito confluiva nello stesso gruppo dell’UKIP di Farage, partito inglese quantomeno xenofobo. Adesso di Maio ha riunito quattro partiti europei, tutti di ispirazione sovranista e decisamente spostati a destra, confermando l’attrazione irresistibile dei pentastellati per i fasci.

Partito della Sinistra Europea: pochi seggi nell’attuale parlamento spettano a un partito un po’ polveroso in cui confluiscono Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. 

Partito Verde Europeo: in Europa, quando non sai che fare, nel dubbio, vai per i Verdi. Con scarso successo nei Paesi Mediterranei, i Verdi vanno forte più a Nord, soprattutto in Germania. Attualmente hanno una quarantina di seggi al Parlamento e sarebbe molto interessante se questo diventasse l’Anno dei Verdi. Qualche giorno fa Il Foglio pubblicò un’inchiesta in cui identificava due candidate della lista italiana Europa Verde come vicine ad ambienti di estrema destra. Civati, che ci era finito dentro con il suo Possibile, si è sfilato indignato nonostante le due interessate abbiano smentito tutto.
Cioè: adesso diamo retta al Foglio.
Il Foglio.

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