Conte, la pornopolitica e l’estasi da sottomissione

(grazie a Frad per l’immagine di copertina)

Tutto ebbe inizio in quel memorabile agosto del 2019 quando, a seguito della clamorosa capriola di Matteo Salvini, quello che fu battezzato “il Governo più a destra della storia repubblicana” cadde con un tonfo sudaticcio e accaldato.
A rendere memorabile quell’agosto 2019 fu senza dubbio il celebre discorso di Conte al Senato: il Premier strigliava in diretta nazionale uno dei suoi ministri, nonché principale macchinatore di tutta l’azione di governo, tenendolo fermo al suo fianco e obbligandolo, nella rigidissima liturgia parlamentare che egli stesso stava violando in quel momento, ad ascoltare la sua lunga lista di rivendicazioni.
Come già si è avuto modo di notare, in quell’occasione Conte inebriò l’opinione pubblica esibendosi in uno spettacolo di dominazione istituzionale, tanto più eccitante perché ai danni di quello che all’epoca era considerato l’uomo più potente d’Italia. Tuttavia dietro quelle poderose scudisciate, che suscitarono sorpresa anche perché fino a quel momento Conte aveva bene interpretato il ruolo di remissivo burattino, il Premier tradiva la sua inefficacia politica, a cominciare dal fatto che all’improvviso accusava Salvini di azioni e scelte compiute nei mesi precedenti e accompagnate dal suo colpevolissimo silenzio.
All’opinione pubblica questo non importò, perché l’estetica di quel discorso era davvero perfetta e per un attimo sembrò far cadere i vestiti all’odioso e ipocrita rituale della classe dirigente, umanizzata all’improvviso e a disposizione di chiunque: Conte feroce dominatore e sexy nella sua maschia irritazione e Salvini che semplicemente ricopriva la parte dell’uomo potente sottomesso in pubblico: era la pornopolitica in bella mostra, un porno dalla trama parlamentare.

Successivamente un po’ per la madornale vicenda della pandemia, un po’ sulla scia del Discorso di Agosto, intorno alla figura di Giuseppe Conte si è andata addensando un’aura patinata di erotizzazione politica, quasi a fondare una Pseudo-Carica dello Stato Softcore, reso concreto dal fiorire di battute e meme che hanno restituito un’immagine di Premier sexy, di una sensualità paternalistica, guarda caso all’indomani del primo DPCM che decretava la chiusura di tutto il Paese. Quel gesto senza precedenti, che sospendeva di fatto lo Stato di Diritto, è stato accolto da una cospicua parte della popolazione con una serie di brividi culminanti in un bizzarro orgasmo sociale che, brutalizzando un po’ il concetto, potremmo definire “estasi da sottomissione”. Sia chiaro: per una questione di ecologia del discorso, qui non si discute sull’opportunità delle misure adottate per far fronte alla crisi sanitaria, quello che interessa è capire per quale motivo un po’ per scherzo, un po’ sul serio, tendiamo a erotizzare gli uomini che si esibiscono in gesti violenti. Era violento (non importa se proporzionato o meno) l’attacco frontale a Salvini, è senza dubbio violento un decreto che impedisce a milioni di persone di uscire di casa, è violento attaccare i due principali esponenti dell’opposizione durante una conferenza stampa tenuta per raccontare una delle trattative economiche e politiche più complicate della storia dell’UE.
Intendiamoci di nuovo: chi non godrebbe nel vedere Salvini e Meloni, la cui ininfluenza in questo momento storico è spiazzante almeno quanto la presa di coscienza che il sovranismo non serve davvero a un cazzo di niente, umiliati in pubblica piazza? La domanda che ci si pone qui è perché sentiamo il bisogno di erotizzare la cosa. Perché esibire godimento? Il fatto è interessante sul piano psicanalitico perché improvvisamente vediamo l’Eros sprigionare da questo Super Padre Pubico/Pubblico che ci mena per proteggerci: sembrerebbe il Patriarcato in forma smagliante.

Ma veniamo alla conferenza stampa di ieri. Il discorso di Conte è suddiviso in due blocchi: un’informazione fondamentale su cosa ci si potrà aspettare dopo il 3 maggio e un lungo racconto della trattativa in Europa. Il cazziatone a Salvini e Meloni dura un paio di minuti e viene ripreso in più momenti successivamente.
Anche in questo caso, come accadde per il discorso di agosto 2019, bisogna fare un po’ la parte degli stronzi e rovinare la sveltina a tutti con una ronzante videochiamata: se togliamo l’esibizione muscolare e l’attacco diretto, Conte non spiega un bel niente su cosa stia accadendo in Europa, nonostante la sua bella frase sul Governo che “non opera in favore delle tenebre”. Da lui non apprendiamo nulla su cosa abbiamo proposto, non sappiamo cosa abbiamo intenzione di proporre, non conosciamo le prossime mosse: ovviamente è giusto così, è in corso una trattativa complicatissima, ci sono 26 Paesi, con altrettanti Governi, Parlamenti, popoli, da mettere insieme in una scelta comune, però da una persona che sei secondi prima si era vantata di non agire nelle tenebre (che è una frase di un’ipocrisia sconcertante, se pronunciata da chi governa)….meh.

Inoltre il povero Conte ha da nascondere un cadavere eccellentissimo nella casa in cui è recluso, vale a dire quel PD con cui governa e che, nel 2012, ratificò il MES insieme al PdL, durante la brutale parentesi bipartisan del Governo Monti: altro che Meloni.

Altra questione: qualche giorno fa il sito dell’Inps è caduto mettendo in ridicolo lo Stato. Non si trovano dichiarazioni aggiornate di Conte, se non quella stronzata da boomer dell’attacco hacker.

Altra questione: la cassa integrazione quando verrà pagata?

Altra questione: molte aziende al Nord, dove si continua a morire con numeri insopportabili, sono aperte e non hanno mai chiuso. Alcune inchieste hanno mostrato come ci siano aziende che hanno cambiato i propri codici Ateco, la classificazione dell’attività economica, per poter comparire tra quelle indispensabili. Neanche una parola da Conte.

Sarebbe stato più utile concentrare l’intervento di ieri su queste cose ma, è ovvio, non ci saremmo bagnati le mutande a sentir parlare di Ateco.
A meno di non essere impiegati dell’Istat.
Chiaramente è forte il rischio di fare la parte dei tromboni che attaccano il Premier in un momento in cui è oggettiva la sua difficoltà umana, che va anche compresa, però è un po’ pericolosa questa tendenza che abbiamo a esultare sovreccitati solo quando veniamo presi a sberle o quando vediamo qualcuno preso a sberle: il rischio è quello di diventare facili prede della propaganda, in una fase storica in cui abbiamo la maggior parte delle libertà contratte per giunta, e sarebbe davvero ingenuo pensare che questa cosa non l’abbia notata anche chi si occupa di comunicazione politica.

3 risposte a "Conte, la pornopolitica e l’estasi da sottomissione"

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  1. Conte si trova nella poca invidiabile posizione di non potersi sottrarre ai riflettori anche se lo volesse. Il significato politico delle sue scelte è stato fortemente ridotto dalle circostanze in cui opera.
    Ed è stata cancellata anche la consustanzialità del blocco intero dei ministri, sulle teste dei quali Conte si trova a camminare senza alcuna garanzia di tenuta (vedi la sconsiderata ministra Azzolina). E’ una situazione emergenziale, inedita e si spera irripetibile.
    Ecco perchè Conte è diventato un paradosso di “omo forte” da molti prima invocato che però si nega, o dice di negarsi, al suo ruolo. Sì, hai ragione, potrebbe essere un caso interessante anche per degli psicologi della sfera sessuale.

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    1. Guarda sono d’accordo ed è in quella tua frase “inedita e si spera irripetibile” che sta buona parte della questione: se mentre siamo intenti a godere per gli atti si forza assistiamo allo smantellamento “per emergenza” del regime democratico, poi però occorrerà tornare lucidi per vederlo ripristinare come si deve senza strascichi o “dimenticanze” (vedi la questione del controllo degli spostamenti o dei droni)

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      1. Condivido la tua preoccupazione, e anzi credo che ci verrà chiesto un compromesso tra assistenza e tracciabilità. Tutto questo sarebbe insano.
        Ho sempre pensato che qualsiasi governo, e mica solo quello di Salvini, faccia leva sulla paura.

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