Che significa Mulholland Drive?

Se siete arrivati qui è perché non ce l’avete fatta e volete a tutti i costi una spiegazione logica che restituisca a Mulholland Drive un senso narrativo, una storia lineare.

Contenti voi. Ovviamente SPOILER ALERT.

Come ci viene suggerito dalle primissime inquadrature che indugiano su un letto che (presumiamo) è lo stesso sul quale viene trovato il cadavere di Diane, e come ci dice lo stesso cowboy che entra in quella camera da letto dicendo a Diane “è ora di svegliarsi!”, le prime due ore di film sono in realtà un sogno della stessa Diane, o un delirio, o proprio la rappresentazione del suo senso di colpa, per aver assoldato un sicario che uccidesse la sua amante Camilla. Nel sogno, che è un film, che è una finzione, che è una fantasia, Diane è l’ingenua Betty e Camilla è la misteriosa Rita. Le due donne, Betty e Rita, sono dunque una rielaborazione onirica o inconscia a opera di Diane, che in questo modo cerca di rimettere a posto le cose di fronte all’irrimediabilità del fatto compiuto (ha fatto ammazzare la sua amata per gelosia).
Tutti i personaggi che incontriamo nelle prime due ore di film (le due donne, il regista, la proprietaria di casa, il sicario) e molti dei luoghi e degli oggetti (il diner, la chiave blu) sono rivisitazioni mentali di ciò che incontreremo nell’ultima mezz’ora, a seguito dell’apertura della scatola. Presupponiamo dunque che la prima parte del film sia la “finzione” e la seconda la “realtà”. Che si tratti di un sogno ce lo suggerisce anche la potentissima scena dei due uomini da Winkie’s, che appunto si raccontano un sogno di uno dei due, che si conclude con la comparsa del barbone che, verso il finale, conserva proprio la scatola blu dalla quale esce uno dei genitori di Diane (il senso di colpa? L’aspettativa?).

Dunque Camilla e Diane stavano insieme. Camilla se la fa col regista del film in cui entrambe lavorano. Diane, dopo quella terribile cena in cui viene provocata e umiliata pubblicamente da Camilla e dal regista, che tra l’altro sembra una parodia lynchiana di Quentin Tarantino, perde la testa e assolda un sicario per ucciderla. In una scena tra lei e il sicario ambientata in un diner (che ricorda l’apertura di Pulp Fiction), l’uomo le dice che, quando avrà fatto il suo lavoro, le lascerà in bella vista una chiave blu. Diane la trova. Si addormenta e dorme. Sogna tutto il film che noi vediamo, rielaborando i personaggi e gli avvenimenti in modo da auto-consolarsi, ma elementi terribili (la colpa, il rimorso) emergono in questo idillio e la tormentano. E, già che ci siamo, tormentano anche noi.
La chiave blu del sicario, segnale dell’avvenuta uccisione di Camilla, si traduce dunque nella chiave che apre la scatola blu e pone fine alla menzogna. L’uomo che racconta all’altro il suo sogno da Winkie’s è un avventore del Diner in cui Diane effettivamente parla con il sicario. La padrona di casa di Betty è in realtà la madre del regista, al quale l’inconscio di Diane fa fare la parte del cornuto, per compensare quella di traditore che ha nella realtà. Rita nel (chiamiamolo così che è più semplice) “sogno” è vittima di un incidente ma non muore, tuttavia perde la memoria: è l’inconscio di Diane che apparecchia questa messa in scena in cui la donna che lei ha fatto uccidere dimentica tutto e ricomincia una vita con lei. I genitori di Betty/Diane nel “sogno”, quando lasciano la figlia dopo averla accompagnata in aeroporto ed entrano nel taxy, rimangono paralizzati in un sorriso fermo, fisso, perché Diane non sa cosa hanno effettivamente fatto quando ha smesso di vederli, e inconsciamente li ha paralizzati in questo sorriso eterno di soddisfazione per lei. Ce ne sono a bizzeffe di indizi così.

Che vi dicevo? Vi ho rovinato il film. Cazzi vostri. Vi lascio con questa rassicurante immagine dei genitori di Diane:

old-couple.png

 

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